Ho iniziato a scattare su per giù una decina di anni fa da “autodidatta”. Ho aggiunto le virgolette dopo aver scritto la prima frase, perché da quanto leggo sul dizionario il termine prevede l’assenza di maestri. In realtà di maestri ne ho avuti a decine. Gli autori di tutti i video corsi, tutorial, recensioni, divorati su YouTube. I fotografi più o meno famosi, i pittori, gli scultori, e un po’ tutti gli artisti visuali di cui sfoglio libri o visito mostre. 
Credo che l’aspetto più affascinante della fotografia sia la possibilità di esprimersi senza utilizzare la parola, un po’ perché i temi non sono mai stati il mio forte, un po’ perché le parole sono spesso troppo categoriche. Le percepisco sempre come scatole troppo strette e difficili da incastrare.
La fotografia da la possibilità a chi osserva uno scatto di interpretarlo, riviverlo, indossarlo quasi. Chi scatta decide dove dobbiamo guardare, noi decidiamo cosa vedere.
L’oggetto-soggetto del mio interesse è l’essere umano. Ritratto, teatro e danza sono i tre ambiti in cui mi muovo… o cerco di muovermi.
I miei 3 comandamenti
Scatta ciò che conosci
Scatta per conoscere
Scatta dove ti lasciano entrare
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